Nota: Recitato dal narratore di ballate Roberto Genovese, Palermo, Sicilia, regstrato da Alan Lomax. In Sicilia, la tradizione cavalleresca era molto presente nelle trame del teatro dei pupi, nelle pitture dei carretti e nelle narrazioni di poemi cavallereschi, che venivano rappresentati vicino al Palazzo dei Normanni di Palermo ogni pomeriggio d’estate. Seduto al centro di un cerchio composto da uomini anziani e da giovani, il narratore di ballate, facendo cenno con una spada di legno, racconta le interminabili avventure di Rinaldo e Orlando, i soldati di Carlo Magno, e le loro sanguinose battaglie contro gli infedeli, storie che ha imparato a memoria e che in parte si basano sui poemi di Ariosto, Boiardo e altri. Tutti attendono le scene della battaglia, quando il narratore, la sua faccia distorta dalla furia del combattimento, taglia l’aria con la sua spada, spezzando allo stesso tempo le sue parole, in modo da scaldare i suoi ascoltatori. Qui, Rinaldo sfida Orlando.
La battaglia
“Se tu vuoi fare la pace, io son pronto, ma se tu vuoi sangue, sangue
avrai. Perché tu ben sai che Fusberta non ha avuto mai paura del taglio
di Durlindana.” Quindi dissi: “Se vuoi venire a paragone delle
armi e vuoi vendicare tuo zio Carlo e quel patrigno tuo del Conte Gano di Magonza,
prenditi la distanza, dissi, che son pronto ad affrontarti”.
Come Gano di Magon/za vede Orlan/do
digrigna i den/ti e lo bestem/mia la sua sor/te
appellan/dolo traditore e vigliac/co
e corre e si pren/de la distan/za
e lo stesso fe/ce lo Con/te di Rinaldo
ma come quando fu/rono a grande distan/za
i due cavalie/ri in nome delle alte mu/ra
guarda/vano attentamen/te l’incon/tro
dei due terri/buli figlio/li...
Nota: Recitato dal narratore di ballate Roberto Genovese, Palermo, Sicilia, regstrato da Alan Lomax. In Sicilia, la tradizione cavalleresca era molto presente nelle trame del teatro dei pupi, nelle pitture dei carretti e nelle narrazioni di poemi cavallereschi, che venivano rappresentati vicino al Palazzo dei Normanni di Palermo ogni pomeriggio d’estate. Seduto al centro di un cerchio composto da uomini anziani e da giovani, il narratore di ballate, facendo cenno con una spada di legno, racconta le interminabili avventure di Rinaldo e Orlando, i soldati di Carlo Magno, e le loro sanguinose battaglie contro gli infedeli, storie che ha imparato a memoria e che in parte si basano sui poemi di Ariosto, Boiardo e altri. Tutti attendono le scene della battaglia, quando il narratore, la sua faccia distorta dalla furia del combattimento, taglia l’aria con la sua spada, spezzando allo stesso tempo le sue parole, in modo da scaldare i suoi ascoltatori. Qui, Rinaldo sfida Orlando.
La battaglia
“Se tu vuoi fare la pace io sono pronto, ma se tu vuoi sangue, sangue
avrai. Perché tu ben sai che Fusberta non ha mai avuto paura del taglio
di Durlindana.” Quindi dissi: “Se vuoi venire a paragone delle
armi e vuoi vendicare tuo zio Carlo e quel tuo patrigno, il Conte Gano di Magonza,
prendi la tua distanza, dissi, perchè sono pronto ad affrontarti”.
Non appena Gano di Magon/za vede Orlan/do digrigna i den/ti e lo bestem/mia
alla sua sor/te chiaman/dolo tradito/re e vigliac/co e corre e pren/de la sua
distan/za e lo stesso fe/ce quel pron/to di Rinal/do. Ma quando fu/rono a grande
distan/za i due cavalie/ri, in nome delle alte mu/ra, guarda/vano attentamen/te
l’incon/tro dei due terri/bili figlio/li...
Note : Ballade récitée par
Roberto Genovese à Palerme, en Sicile, et enregistrée par
Alan Lomax. La tradition chevaleresque était bien vivante en Sicile dans
les intrigues du théâtre de marionnettes, les images peintes sur
les charrettes et la récitation de poèmes chevaleresques, qui
avait lieu tous les après-midi en été, près du palais
normand à Palerme. Assis, entouré de vieillards et de garÇons,
le conteur, brandissant une épée en bois, raconte les aventures
interminables de Roland et d’Olivier, les guerres de Charlemagne et leurs
batailles sanglantes contre les infidèles. Ces histoires qu’il
a apprises par cœur sont basées en partie sur les poèmes
de l’Arioste et de Boiardo, entre autres. Tout le monde attend les récits
des batailles, quand le narrateur, son visage déformée par la
furie du combat, fend l’air de son épée, coupant en même
temps ses paroles, d’une faÇon qui enthousiasme ses auditeurs.
Ici, Renaud lance un défi à Roland.
Le combat
« Si tu veux faire la paix, je suis prêt, mais si tu veux
du sang, bien, tu l’auras. Car tu sais très bien que Flamberge
[épée de Renaud] n’a jamais eu peur de la lame de Durendal
[épée de Roland] ». Puis il a dit : « Si
tu veux une confrontation armée et venger ton oncle Charlemagne et ton
beau-père, le comte Ganelon de Mayence, prends tes distances, il a dit,
car je suis prêt à t’affronter. »
Dès que Ganelon de Mayen/ce voit Ro/land, il grince des dents et mau/dit
son sort, le trai/tant de traître et de lâ/che. Et, courant, il
prend ses distan/ces, tout com/me Renaud.
Mais quand ils fu/rent à une bonne distan/ce l’un de l’autre,
les deux cheva/liers observaient attentive/ment, au nom des hautes murail/les,
l’affronte/ment des deux terri/bles jeu/nes…